Mi sono domandato tutta la sera cosa può aver detto Luis Enrique (l’allenatore del Barcelona) ai suoi giocatori prima della partita: mi è venuto in mente Al Pacino nel film Any Given Sunday (Ogni maledetta domenica), capolavoro di Oliver Stone. Oppure coach Gaines, alias Billy Bob Thornton in Friday Night Lights, un po’ meno capolavoro, anche se quello speech è straordinario.
Due stili diversi, lo stesso sport: football americano. Gli americani si gasano e riversano nello sport ogni possibile aspetto motivante della vita. Giusto? Sbagliato? Non sta a me giudicare, ma credo che qualsiasi pretesto serva per rendere la nostra vita migliore possa solo essere apprezzabile, che sia uno sport o una canzone o qualsiasi altra cosa.
Coach Tony D’Amato nel film di Oliver Stone chiude i suoi ragazzi nello spogliatoio e fa uno dei più bei discorsi sportivi che io abbia mai sentito: “O noi risorgiamo adesso come collettivo, o saremo annientati individualmente. È il football ragazzi, è tutto qui. Allora: cosa volete fare?“Questo è il finale che fa scattare in piedi tutti e li fa entrare in campo con la voglia dentro al petto di andare a conquistare ogni centimetro, ogni palla, ogni istante. È solo uno sport, penserà qualcuno. Certo, è vero. Ma nello sport si rispecchia da sempre la più sincera delle nostre personalità: se uno rinuncia nello sport, rinuncerà nella vita; se uno lotta e vince nello sport, probabilmente vincerà anche nella vita. Sicuramente lotterà.
Billy Bob Thornton invece imposta il discorso in maniera molto diversa, molto più pacata. Parla di amore e gioia, dell’essere perfetti dapprima dentro se stessi, indipendentemente dal risultato di una partita. “Voglio che prendiate un momento e che vi guardiate negli occhi. Voglio che mettiate questa immagine nel vostro cuore per sempre, perché per sempre è quello che succederà fra qualche minuto“.
Luis Enrique ha vinto quasi tutto, nella sua carriera, sia come calciatore, sia come allenatore. Messi non ne parliamo, le sue statistiche mi sembrano quelle del giocatore della mia carriera con livello facile di Pro Evolution. Il Barcelona è la squadra più forte del mondo da anni, ma ha completamente sbagliato una partita, quella di andata degli ottavi di finale contro il Paris Saint-Germain.
4 a 0. La peggior sconfitta della sua storia in Europa, alla pari di quella contro il Dinamo Kiev nel ’97-’98. Nella storia delle Coppe europee in 186 volte è successo che una gara d’andata è finita 4 a 0 e indovinate quante volte è stato ribaltato il risultato? Una. Ieri.
Il giorno prima l’Arsenal era stato messo davanti ad una prova simile, dopo aver perso 5-1 contro il Bayern Monaco in Germania. Leggermente più semplice, ma neanche tanto, visto che l’Arsenal con il 4-0 sarebbe passato, mentre il Barcelona con il 4-0 avrebbe portato la gara ai supplementari, ma poco importa. L’Arsenal è entrato in campo convinto di non poter vincere, qualche tifoso ci credeva ancora, forse, soprattutto dopo il gol di Walcott nel primo tempo. Poi, visto che è semplicemente vero che ciò che credi realizzi, hanno lasciato che si compiesse la loro visione iniziale della partita: hanno perso, e hanno perso male.
Il Barça, l’allenatore, i giocatori potevano semplicemente dirsi che va beh, quest’anno era andata così, avevano sbagliato una partita proprio nel momento peggiore e basta, avrebbero giocato la partita ovviamente al massimo delle loro possibilità, magari avrebbero vinto, in casa, 1-0, 2-0, 3-0…E ne sarebbero usciti comunque con la testa alta. Invece rischiare voleva dire che si poteva tornare a casa come l’Arsenal, con 10 gol in due partite: figuraccia.
Sapete perché hanno vinto? Perché loro sapevano già che avrebbero vinto. Nessuno ha mai messo in dubbio questa cosa. Luis Enrique ha detto prima della partita che l’unica squadra in grado di fare questa rimonta è il Barcelona, non il Barcelona in generale, QUESTO Barcelona. Ha dato fiducia ai giocatori, al pubblico. È girato in rete l’hasthag #remuntada e la gente sugli spalti lo ha scritto sugli striscioni. E sono entrati in campo così, convinti di farcela.
Tanto che dopo 3 minuti erano già 1-0. Il PSG ha avuto paura, fin dall’inizio, che la #remuntada potesse succedere: certo contenere il Barcelona non è affatto semplice, ma è stato evidente il sentimento di paura di prendere 5 gol e uscire dalla Coppa. 2-0 alla fine del primo tempo, 3-0 appena rientrati dagli spogliatoi. Si può fare, avrebbe detto Gene Wilder. Ed ecco qui quella che per tutti sarebbe stata la doccia più fredda del mondo. Gol di Cavani al 62′, 3-1 e adesso il Barça per vincere deve farne altri 3. Tutto da rifare e non più con 90′ davanti, ma con mezz’ora.
Riprendiamo coach Gaines un secondo: fermati un attimo, chiudi gli occhi e pensa tu cos’avresti fatto in quel momento. Quando tutto sembra crollare, quando ogni forza sembra svanire, quando i tuoi avversari festeggiano quel gol come il gol che li avrebbe portati alla qualificazione. Tu cosa avresti fatto? Sii sincero.
Il Barcelona non ha avuto tempo di pensare a cosa avrebbe fatto e non ne ha avuto bisogno. Perché loro sapevano già come sarebbe finita: avrebbero vinto. Quel gol non era neanche lontanamente un problema. C’erano altri 3 gol da fare, e allora?
E cosa avresti pensato, all’88esimo, quando mancavano 2 minuti alla fine più l’eventuale recupero? Anche dopo il gol di Neymar su punizione, 4-1. Mancano 2 gol e qualche manciata di minuti, il PSG si chiuderà a tappo là dietro. Impossible.
Impossible. La parola che spesso si sente dire quando c’è davanti a noi un ostacolo e non riusciamo ad arrivare a credere che se c’è un ostacolo sul nostro cammino è lì per farci imparare qualcosa, per rendere la nostra vita straordinaria e non per intromettersi tra noi e il nostro obiettivo. Ho visto spesso una scritta bellissima, dove la parola Impossible è stata trasformata in I’m possible. Sono tutte frasi fatte? Sono tutte robe americane per motivarti e farti spendere soldi in libri o corsi? Sono cose ovvie che tutti dovremmo sapere? Boh, fate voi. Io so solo che chi ha successo nella vita (dove per successo non intendo affatto soldi o ricchezza, ma raggiungimento dei propri obiettivi, amore e felicità) nel vocabolario non ce l’ha proprio la parola impossible.
Qualche giorno fa uno dei migliori giocatori di basket della lega americana stava passando un periodo buio in cui non riusciva a mettere un tiro a canestro neanche da sotto il tabellone. Il suo allenatore l’ha preso da parte durante una partita e gli ha detto: “Ragazzo, io le tue percentuali non me le sognavo neanche. Quello che stai facendo tu è incredibile. Adesso non ti entra nulla, è vero, ma guarda queste statistiche: ogni volta che tu sei in campo la nostra squadra gioca meglio e segna più punti, perché gli avversari hanno paura e raddoppiano su di te, lasciando liberi gli altri. Se smetti di tirare perché non entra nulla la nostra squadra perderà. Carry on, my son.”
Risorgere come squadra o essere annientati collettivamente.
Nella testa dei giocatori del Barcelona c’era solo un numero: 6. I gol a cui sarebbero dovuti arrivare in quei pochi minuti. Collettivo. Il 5-1 l’ha segnato Neymar, un campione vero, uno di quelli che se ne vedono pochi nella storia. Uno che prima di ieri stava affrontando una delle peggiori annate della sua vita al Barcelona, ma che quando c’è stato da battere quel rigore, con la palla che pesava 100kg, non ha avuto nessun timore. I-‘M-POSSIBLE.
Dopo il 5-1 era ormai evidente a tutti come sarebbe finita. Una volta che una diga si crepa non puoi fare nulla per arginarla. E il 6-1 di Sergi Roberto, uno che di gol nella sua carriera ne ha segnati veramente pochi, era già scritto nella parola #remuntada, così come l’esultanza, così come i social che sono impazziti per questa impresa sportiva, così come l’intervista di Luis Enrique nel dopo partita dove ha detto che i suoi ragazzi hanno avuto fede. Fede, per come la vedo io, non è per forza credere a qualcosa di superiore, ma credere semplicemente e follemente che l’impossibile non esista, che crederci non è vero che basta, ma sicuramente è vero il contrario: se non ci credi, lascia perdere, non ti ci mettere neanche.
Barça – Paris Saint Germain = 6-1. Fine dei giochi. Barcelona ai quarti di finale.
E per chi continua a pensare “ma sì, tutto sto casino per una partita di calcio”…io credo che nella vita ci si emozioni quando rivedi negli altri quello che hai dentro di te. E se qualcuno di voi, come me, si è emozionato per una partita di calcio dove delle persone hanno lottato per raggiungere un obiettivo, hanno sudato e sofferto per vincere, hanno ascoltato la voce dentro di loro che diceva che ce l’avrebbero fatta e non le voci fuori che dicevano impossible, anche grazie a chi intorno a loro ha tenuto in alto un cartellone con scritto #remuntada e non #grazielostesso…se anche tu hai visto questo e non solo una partita di calcio è perché, forse, dentro di te hai anche tu quella mentalità. E non potrai fare altro che vincere, nella vita.
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